giovedì 24 agosto 2017

ARMADIO O CABINA ARMADIO?

Quanti di voi, sarebbero disposti a vendersi l’anima per una cabina armadio?


La scelta del genere plurale non è scontata. Oggi tutti, uomini e donne, dimostrano uno smodato interesse per questo ambiente. Dalle donne che ne sognano una sfavillante illuminata a giorno, posto ideale dove nascondere, ma allo stesso tempo mostrare, la collezione infinita di scarpe… agli uomini che non vedono l’ora di poter con un solo colpo d’occhio abbinare la giusta camicia alla giacca ideale e poter scegliere liberamente senza sforzo la cravatta perfetta.

Molti clienti a questa domanda sgranano gli occhi e ti guardano fisso e ti dicono… se mi tiri fuori la cabina armadio ti pago di più! … peccato che poi non accade mai!

Film e riviste l’hanno trasformata nel simbolo della vanità, della ricchezza, dello snobismo… ma infondo è una comodità infinita oltre un risparmio economico notevole. La comodità di avere tutto sott’occhio, di poter all’occorrenza buttare la borsa del calcetto senza lasciarla in mezzo all’ingresso, non ha prezzo!

L’esperienza e la specializzazione nella professione, nonché la sperimentazione con clienti illuminati e pronti a rinunciare ad un minimo confort in più, ha portato ad uno studio approfondito dello spazio salva spazio per eccellenza.

Di seguito ecco qualche suggerimento per avere una cabina armadio degna di Carrie Bradshaw.
I ragionamenti che troverete sono basati su case di 40 mq in modo tale da poterli adattare senza alcun problema a tutte le metrature superiori.

LE MISURE
la prima cosa da analizzare è lo spazio che serve per muoversi. Non bisogna pensare di sacrificarlo è fondamentale. Lo spazio opportuno e consono è minimo 80x80 cm. È la metratura minima che ci permette di alzare le braccia e poter prendere gli indumenti appesi più in alto senza rischiare di rimanere incastrati.

LA PROFONDITA’ DEI MOBILI
Le tipologie sono infinite, partendo da mobili standard di grandi case produttrici, fino al disegno su misura realizzato dal falegname di fiducia.
Per una cabina armadio funzionale, di qualsiasi dimensione, le profondità minime giuste sono:
-      37 cm per qualsiasi genere di ripiano, cassetto, cestello, appendi pantaloni o portacravatte;
-      55 cm per qualsiasi mobile contenitore per appendere abiti di taglio: le stampelle di fatto misurano circa 40/43 cm ma va considerato la larghezza comprensiva dell’indumento più abbondante che si possiede
Ridurre queste dimensioni significherebbe ritrovarsi con uno spazio inutilizzabile.

I CASSETTI ED I CESTELLI
Ecco un trucco: la parte più alta del mobile, che di norma si aggira intorno ai 2.40 m di altezza è sempre problematica. Mettere un ripiano in quella posizione significherebbe dimenticarsi per sempre qualsiasi cosa vi venga appoggiata sopra. L’utilizzo di cestelli scorrevoli trasparenti permette facilmente di controllare senza sforzo tutto ciò che si è deciso di riporre.
Lo stesso vale per la parte inferiore: il cestello, sebbene di minor costo, non è adatto. La polvere che si forma sul ripiano di base è ingestibile l’unica cosa che salva è un bel cassetto facile da estrarre e protettivo degli indumenti.
Ovviamente ricordate di spolverare spesso!


“Sapete qual è il complemento d’arredo che più terrorizza l’uomo, mandando in corto circuito i suoi neuroni e facendolo ululare sommessamente, attonito come un dinosauro davanti al meteorite infuocato che lo estinguerà? La (nostra) scarpiera.” _ ROSSELLA CALABRÒ

mercoledì 9 agosto 2017

CHI E' L'ARCHITETTO?

Cosa vuol dire essere Architetto oggi?
Molti pensano che la nostra sia una figura professionale superflua che forse è utile a chi ha un sacco di soldi ma in fondo non serve alla gente normale. Qualcuno ci chiama quando vende la casa e si accorge di non essere in regola con i lavori che ha eseguito a suo tempo.

Vale la pena oggi studiare all'università per 5 anni per essere uno dei tanti professionisti che si trova ad affrontare la crisi del lavoro della nostra società? Ci potrò “campare” con questo lavoro? Sarò in grado di soddisfare ii miei clienti? Quali le soddisfazioni? Quali le “rogne”? Dubbi che affollano i pensieri e spesso, tanto spesso, ti inducono a dire “basta mollo tutto, ma chi me lo fa fare???” Eppure fare l’Architetto è qualche cosa di diverso.

Dopo 10 anni di professione anche se non siamo famosi come Renzo Piano  possiamo dire che siamo contenti di investire tempo ed energie in questa affascinante professione.

È una missione, una passione che nasce da dentro. Il  momento in cui la tua opera viene realizzata e vedi le ansie del committente sparire tutto d’un tratto, e vedi crescere costantemente il sorriso sul suo volto… ecco si è quel momento in cui ti rendi conto che il tuo lavoro è speciale.

L’Architetto non è una singola professione, è un insieme di professioni… lo psicologo (forse a volte addirittura psichiatria), il consulente matrimoniale, il giurista e l'economista……..

All'Università nessuno ti mette la pulce nell'orecchio e ti avverte di quali saranno le problematiche del mercato del lavoro:
- di quanti squali che si definiscono “Colleghi” ti ritroverai davanti;
- di come negli anni la Professione sia cambiata radicalmente;
di come non si possa più ragionare in termini di stile personale (difficile trovare studi di Architettura o Architetti singoli con un imprinting architettonico ben definito); 
- di come spesso si diventa “schiavi” della professione;
- della fine della vita privata (grandi mezzi di comunicazione i “social” ma ti rendono disponibile anche a l’1 di notte!); 
- di come la normativa ti stritola e cambia in continuazione spesso spiazzando il professionista nei confronti della committenza;  
- di come, abolite le tariffe minime, non ci sia più un riferimento e tutto si sia trasformato in un Far West economico.

Eppure fare l’Architetto significa avere uno Scopo… avere la prontezza e la volontà di guardare negli occhi il Cliente e leggere nelle sue pupille sogni e preoccupazioni. La capacità di mettere a proprio agio le persone con sé stesse e con gli altri è fondamentale nella nostra professione. Sedersi di fronte al cliente e presentarsi, MAI come la scienza infusa “so tutto io”, ma come un partner (certamente tecnico), come un alleato è una meravigliosa avventura. Il ruolo di supervisore nei confronti della ditta che esegue i lavori e di consigliere del cliente è ogni volta una nuova sfida.


È tutto lì il trucco… vedere quei sogni e realizzarli al meglio.

L’empatia che sviluppa l’Architetto non ha pari. Si toccano troppi interessi personali, soprattutto quelli economici! Per questa ragione è fondamentale la Fiducia estrema, esclusiva e definitiva tra il Professionista ed i suoi Clienti.

Non è secondario il rapporto Professionale, che deve rimanere tale, ma l’esperienza insegna che i mesi di progettazione e di ristrutturazione rendono Complici le parti quasi Amici…per la scelta dell’architetto è fondamentale.
Compiti dell'Architetto: Conoscenza dell'UomoImmaginazione Creatrice, Bellezza, Libertà delle scelte.”_ LE CORBUSIER